Mi presento

Maledetta La Moda è un'espressione usata da mia madre quando ti vesti in modo stupidamente inadeguato (es. con i sandali a febbraio o con la pelliccia ad agosto) per amore del fashion. Ho traslato questa espressione su un altro piano per descrivere la situazione in cui mi trovo: stagista a Milano intrattengo una relazione di odio e amore con il mondo della moda mentre cerco di realizzare il mio sogno e diventare bellariccaestronza.

martedì 30 agosto 2011

Meglio un paio di zoccoli di legno che un amico del buon tempo

Dicesi amico del buon tempo una persona con la quale intrattieni uno stretto legame, ma rigorosamente a tempo determinato. Tipicamente gli amici del buon tempo si frequentano in situazioni ludiche in virtù del fatto che il loro rapporto è bastato sulla condivisione del divertimento.

Per usare una metafora “modaiola”, gli amici del buon tempo sono come i must di stagione: quando li compri ti sembrano l’acquisto della vita, ti chiedi come hai fatto a vivere senza e ti piacciono così tanto che li indosseresti tutti i giorni. Li usi così tanto che alla fine ti vengono a nausea e cominci ad indossarli sempre meno, finché non passano definitivamente di moda e finiscono negli angoli più remoti del tuo armadio.

L’unica differenza tra un capo alla moda e un amico del buon tempo è che un paio di zoccoli di legno anni ’70 puoi sempre sperare che torni di moda (alla peggio li indosserai ad una festa a tema), invece le persone quando passano puoi star certo che non torneranno mai più in voga.

Gli amici del buon tempo finiscono nei reciproci dimenticatoi e si trasformano in quei numeri in rubrica che non chiamerai mai più, quelle persone che incontri solo per caso e con cui non sai mai di cosa parlare; quei silenzi imbarazzanti che ti costringono ad appellarti ad un fantomatico appuntamento per sfuggire all'insostenibile peso della situazione.

Ho cambiato 3 volte città, ogni volta ho salutato i vecchi amici e sono partita da zero nella ricerca di nuovi. Certo, 3 volte sono poche per definirmi una giramondo, ma sono sufficienti per ritenermi discretamente esperta sull’argomento amicizia.

Nel mio girovagare ho avuto modo di intessere relazioni con molti amici del buon tempo; un mio grande limite, però, sta nel non essere capace, nonostante l’esperienza, di riconoscerli a prima vista.

La fine di un’amicizia del buon tempo mi rattrista sempre, mi colpevolizzo perchè non sono riuscita a far evolvere la relazione in un’amicizia vera, ma poi mi basta pensare agli “amici per sempre” per capire che non ne vale la pena.

Mi sono trasferita da pochi mesi a Valencia e il pensiero di essere dimenticata dai miei amici di Milano mi uccideva, poi è bastata una settimana di vacanza per capire che nonostante i 1.300 km di distanza ci sono persone con cui tutto è ancora come prima.

Sarà anche vero che, come sostengono alcuni, l’amicizia si vive nella quotidianità, ma la quotidianità è fatta anche e soprattutto di momenti inutili e non sono certo quelli che ci ricorderemo. Dei miei amici ricordo i momenti per noi più importanti, divertenti, noiosi o tristi che siano; degli amici del buon tempo, invece, mi resta solo l’amaro in bocca che cancella tutti i bei ricordi.

venerdì 1 luglio 2011

Maldita la moda

A quasi due mesi dal mio trasferimento a Valencia, mi sento ragionevolmente competente per affermare che la Spagna è il regno dei "maledetta la moda".
In un Paese che paradossalmente deve ringraziare Zara e tutto l'universo del pronto moda per aver portato un po' di "stile" nelle vite degli suoi cittadini, ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.
Diciamo che più che peccare di eccessivo fashion victimismo, qui si pecca di mancanza di buon senso (o forse addirittura di senso del pudore).

Va bene che anche quest'estate (ahimè) gli shorts sono un must, ma cara "ragazza" over 40 affetta da cellulite cronica, tu e i tuoi 180kg di peso netto non siete mica costretti dalla legge di Anna Wintour ad indossarli! Stai serena, nessuno ti metterà alla gogna se indossi qualcosa di più consono alla tua età e soprattutto al tuo fisico...

Tra tutti i luoghi pubblici, indubbiamente è la spiaggia il teatro preferito dagli spagnoli per sfoderare la loro abilità nello sfoggiare look improbabili e imponibili.
All'inizio, lo confesso, è stato consolate e confortante non essere costretta come al solito a sdraiarmi accanto ad una schiera di ragazze che farebbero sentire inadeguata anche Belen Rodriguez, ma a tutto c'è un limite! Te l'ha ordinato il dottore di prendere il sole in topless? Se così non fosse non vedo perchè devi obbligarmi ad assistere al triste spettacolo delle sconfitta delle tue tette vs la forza di gravità. C'è forse qualche real decreto che ti obbliga ad indossare un filo interdentale al posto degli slip? Altrimenti farei volentieri a meno della vista di schiere di lottatori di sumo arenati sul bagnasciuga.
E' in questi momenti che apprezzi la chirurgia plastica e speri che prima o poi indossare il burkini diventi di moda (sono da anni la più fervente sostenitrice di questa tendenza).

Ma quello che più mi ha sconvolta, è la scoperta che in Spagna tutte le donne indossano calze color carne! Sì, avete capito bene, LECALZECOLRCARNE! E non parlo di simpatiche nonnette che indossano calze a compressione graduata per problemi di circolazione, ma di rappresentanti del genere femminile di età compresa tra i 13 e i 50 anni, che indossano tale strumento di aberrazione della femminilità per scelta personale e purtroppo consapevole.
Ho provato a cercare una motivazione alla base di questo costume locale, ci ho messo tutta la mia buona volontà ad essere tollerante e open minded, ma no, mi dispiace, io non lo accetto!
Non solo non lo accetto, ma vorrei che tali comportamenti offensivi del genere femminile e della dignità umana fossero proibiti dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo e che fossero puniti con l'ergastolo!

mercoledì 8 giugno 2011

Storie valenciane di ordinaria follia

Dovendo descrivere la nostra iniziazione alla movida valenciana, la paragonerei ad un motore diesel: ci siamo introdotte nella night life un po’ in sordina (dove il termine notte è da intendersi, in senso molto lato, come uno spazio temporale che va dalle 7 di sera fino alle 10 del mattino dopo), per poi raggiungere prestazioni di altissimo livello lo scorso weekend.

A onor del vero, le premesse non erano delle migliori; venerdì sera siamo uscite un po’ per abitudine: che fai stai a casa? Mai, nemmeno con la peste bubbonica! Gli sviluppi della serata, però, hanno reso giustizia a questa ferrea regola che da sempre mi impongo (e antidemocraticamente impongo a tutti quelli che hanno la fortuna/sfortuna di conoscermi).

Quando sei in un posto nuovo si procede un po’ per tentativi e diciamo che, forse per la prima volta nella storia, ci abbiamo azzeccato al primo colpo. Il locale scelto non ha disatteso le nostre aspettative: la “fauna” era interessante, la musica si faceva ballare e il barista (futuro padre dei miei figli) ci ha fatto addirittura lo sconto: cosa vuoi di più dalla vita? Forse nemmeno un Lucano!

Tra un gin lemon e l’altro abbiamo avuto la fortuna di assistere all’arresto di un ragazzino da parte di un affascinante poliziotto che più figo non lo potevamo trovare nemmeno in un video dei Village People (con il valore aggiunto dell’eterosessualità che di questi tempi, si sa, è più un’eccezione che una regola).
Spenta la musica e accese le luci, siamo riuscite a conoscere gli unici non italiani nel raggio di 10 km: un gruppo di ragazzi from Cordoba in trasferta a Valencia per un matrimonio, al quale ovviamente prima di tornare a casa, eravamo già state invitate.

L’uscita di sabato è stata da guinness dei primati sia per durata che per intensità: la bellezza di 12 ore comprensive di pit stop a metà “serata” per cambio scarpe e vestiti.
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martedì 29 marzo 2011

Il lavoro tra legge del contrappasso e karma negativo

Ebbene sì, ho rinnegato la mia vocazione di diversamente occupata per vendermi al vile mondo del lavoro, ma non pensavo che il prezzo da pagare per questo tradimento sarebbe stato così alto!
Il mio lavoro mi piace così poco che mi ha fatto passare la voglia di scrivere e a tratti anche di vivere...o di far vivere qualcun'altro (che nello specifico sarebbe il mio capo).
Mentre riflettevo sull'argomento e cercavo lo spunto per superare il blocco dello pseudo scrittore (sempre di nascosto e senza dare troppo nell'occhio che se si accorgono che alzo la testa dal computer mi frustano) ho capito che il mio in realtà era un inconscio silenzio stampa di protesta!

Che ispirazione puoi trovare nel lavorare rinchiusa in un ripostiglio (nda: come punzione per aver fatto troppa comuella con le mie colleghe) quando l'unica distrazione possibile consiste nel rimirare l'infinito, che nel mio caso non incontra nessuna siepe, ma si infrange dopo 3 metri nel palazzo di fronte? Assolutamente nessuna, mi sembra ovvio, se poi aggiungi il fatto che lavori per una persona che se gli dici "bravo" ti risponde scocciata "certo che sono bravo!" a cui però devi spiegare la differenza tra capoluogo di regione e di provincia (e non faccio la baby sitter per un bambino di 3 anni, ma la schiava per un sedicente avvocato che di anni ne ha 32) direi che l'unica ispirazione che puoi trovare è a commettere un omicidio!

In queste situazioni, però, esplori nuove frontiere dell'animo umano e scopri il vero significato dei sentimenti, soprattutto dell'odio che, tanto per fare una citazione per niente colta, è pur sempre "un sentimento umano e duraturo". E così il mio pensiero si spinge lontano alla ricerca di risposte a quesiti esistenziali: "ma quale immondo peccato ho commesso per essermi ritrovata in questo girone infernale?".
Comincio così ad analizzare uno ad uno i peccati capitali, ovviamente con l'aiuto di google (rigorosamente con la navigazione in incognito che se mi controllano la cronolgia sono cazzi...) perchè come per i 7 nani te ne manca sempre uno.
Dunque, ricapitolando:
  1. lussuria ahimè direi proprio di no
  2. avarizia...no, dai, questo proprio no
  3. superbia, mmm....forse un po' sì
  4. ira...decisamente sì
  5. invidia a volte
  6. gola...ehm...evidentemente sì
  7. accidia...è proprio il mio!
Beh, 5 su 7 è proprio un bel risultato: complimenti!
Ecco spiegate le ragioni della punizione che sto espiando: sono la peggiore tra tutti i personaggi della Divina Commedia!
Continuando su questa scia, passo ad analizzare le teorie sul karma e giungo ad una altrettanto amara conclusione: nella vita precedente devo essere stata come minimo la presidentessa del "club dei cacciatori di cuccioli di foca secondo l'antico metodo delle bastonate" e adesso ne pago le conseguenze!




giovedì 4 novembre 2010

Le tre migliori domande di sempre

Al primo posto della mia personale top ten delle domande più odiate si sono alternate (ma spesso anche sovrapposte):
- TI SEI FIDANZATA?
- QUANDO TI LAUREI?
- HAI TROVATO LAVORO?


Date le innumerevoli volte in cui mi sono trovata mio malgrado costretta a rispondere alle domande in questione, ho avuto modo di constatare che ognuna può essere ricondotta una particolare tipologia di "intervistatore".

La prima domanda solitamente può esserti posta da:
a) parente non troppo giovane e spesso non troppo stretto, tipicamente in occasione di riunioni di famiglia legate a celebrazioni particolari come battesimi, lauree e simili ma soprattutto matrimoni;
b) conoscente di genere maschile che non vedi da un po' di tempo e con cui comunque non hai un rapporto strettissimo che ti pone la suddetta domanda a scopo informativo (per vedere se c'è trippa per gatti o meno);
c) conoscente di genere femminile, ma ahimè anche amica, che non vedi da un po' di tempo che non nasconde (a differenza di molte altre) una mentalità "tradizionalista" che vede in cima alle priorità della donna il matrimonio.

La domanda riguardante la data della laurea, invece, può essere fatta da:
a) ex compagno di liceo che non vedi da anni che ancora cova rancore per non essere mai riuscito a prendere un voto più alto del tuo nonostante dedicasse allo studio il quintuplo del tempo rispetto a te;
b) il parente non troppo giovane e non troppo stretto di cui sopra;
c) parenti giovani e non, anche troppo stretti (tipo genitori) una frazione di secondo dopo aver detto loro che hai dato un esame o nell'esatto momento in cui ti vedono gongolante nel tuo oziare (mi vengono in mente scene di me beatamente sdraiata su spiagge assolate o semplicemente arenata sul divano dopo pranzo in stato di estasi digestiva).

Hai trovato lavoro, che per ovvi motivi al momento è la mia "preferita", ti viene tipicamente posta da:
a) conoscenti, ex compagni di scuola, amici, parenti, portinaie, panettieri e in generale tutte le persone che vivono a Milano e Hinterland;
b) i tuoi genitori ogni santissima volta che li senti (e se hai come me la fortuna di sentirli ogni giorno sei messo male);
c) parenti stretti e non, giovani e vecchi, maschi e femmine, ricchi e poveri, belli e brutti, simpatici e antipatici in ogni situazione possibile e immaginabile ma soprattutto in quelle inimmaginabili.

La domanda sulla laurea è stata per anni il mio incubo peggiore: tra gli innumerevoli svantaggi della riforma universitaria di cui sono vittima, si aggiunge anche il fatto che se non ti fermi alla triennale sei costretto a sentirtela in due rate e, nella migliore delle ipotesi, per almeno 5 anni.

Quella sul fidanzamento non è certo da meno, l'ho sempre odiata perchè a prescindere dalla risposta ho sempre pensato che fosse "riduttiva" e retrograda e non ho mai capito cosa si debba rispondere. Che ne so: "Sì, perchè???" oppure "NO, perchè???". Anche se credo che l'unica risposta esatta sia: "ma una forchettata di sani cazzi tuoi, no?".
Fortunatamente visto l'avanzare dell'età sempre meno gente ritiene opportuno rivolgerti domande di questo tipo. Sai, a 28 anni o si da per scontato che tu lo sia o c'è qualcosa che non va ed è meglio non indagare. C'è da dire che con il passare degli anni può essere rimpiazzata dall'ancora più fastidiosa "quando ti sposi?" o "ti sei sposata/o?", ma per il momento non è ancora il mio caso quindi egoisticamente sorvolo la questione.

Per quanto riguarda quella sul lavoro, purtroppo non c'è scampo: bisogna necessariamente aspettare di trovarne uno o di arrivare all'età pensionabile. In entrambi i casi temo ci sia da aspettare ancora un bel po'...
Ma se mi appendessi al collo un cartello con scritto: "non ho ancora trovato lavoro, non sto per sposarmi ma mi sono laureata" credete che sarebbe d'aiuto per la "sete di conoscenza" altrui???

sabato 16 ottobre 2010

Analisi socio-antropologica delle feste milanesi: donne canotto vs donne invidiose


L'inverno è alle porte e come da copione progetto una fuga da Milano. E allora mi metto a pensare ai pro e i contro, a quello che mi mancherà e quello che invece mi farà scappare via a gambe levate.

Tra le cose che mi mancheranno ci sono sicuramente le feste. Quando parlo di feste mi riferisco a quelle situazioni tipicamente milanesi in cui ti trovi per puro caso o per dirla in parole povere: IMBUCATO!


Quegli inviti che ti gira la tua amica a cui l'ha girato il suo collega che a sua volta l'ha ricevuto dall'amico del vicino di casa del commercialista di uno che lavora per un giornale X che potrebbe essere Vogue come Metro. Per intenderci quelle e-mail inoltrate così tante volte che l'oggetto ha così tante “I” che sembra un codice binario.

Le suddette feste, sulla base della mia modesta esperienza, possono essere divise in due macrocategorie: quelle veramente fighe da raccontare agli amici finché l'arteriosclerosi non ti ha cancellato anche quell'ultimo ricordo di gioventù, durante le quali passi il tempo a chiederti come hai fatto ad entrare e contemporaneamente ti compiaci con te stesso per l'abilità con la quale hai aggirato l'ostacolo "tipo alla porta che non trova il tuo nome sulla lista" e quelle veramente sfigate durante le quali ti domandi perche' non sei rimasto a casa a guardare il derby di hokey sull'erba Quarto Oggiaro vs Abbiategrasso che tanto era meglio, ma ti consoli pensando all'open bar.

Sì perchè la caratteristica delle feste milanesi (nonche' il motivo che spinge almeno l'85% degli "invitati" a parteciparvi) è che SI BEVE (e qualche volta si mangia anche) GRATIS!

Diciamolo una volta per tutte e smettiamola di fare i fighi interessati alla presentazione del nuovo palinsesto di La7 anche se lavoriamo in banca o alla presentazione della nuova collezione dello stilista emergente del momento selezionato personalmente da Anna Wintur se quando sfilano i suoi modelli gli diamo le spalle per fare le fila al bar!!!!

Detto questo devo ammettere che di feste veramente fighe ne ho vista qualcuna, ma quello di cui voglio parlare in questo momento sono le feste apparteneti all'altra categoria.


Prendo spunto da quello che mi è successo qualche giorno fa quando la mia amica Erika mi ha invitata alla presentazione del nuovo calendario che una strappona di cui non ricordo assolutamente il nome ha fatto per la rivista For Man (roba di cultura!). Sinceramente sospettavo la sola, ma mi sono fatta tentare dalla location: hotel Principe da Savoia, che fai non ci vai???

Arriviamo baldanzose a quest'appuntamento imperdibile con la mondanità di serie C e scopro con mio profondo disappunto che avevo completamente sbagliato dress code e che ero l'unica con tacchi più bassi di 11cm (ndr. avevo le ballerine!!!). Appurato il fatto che a malapena arrivavo all'anca della più bassa delle altre partecipanti alla festa, mi prendo da bere e mi accomodo su un divanetto pronta a dare il via allo sport preferito dalle donne: il taglio e cucito sulle altre donne!

In situazioni ad alta concentrazione di figone come questa, l'atteggiamento di noi donne segue un andamento ricorrente partendo dal "mamma mia che figa, è troppo bella: voglio morire!" per finire al "che brutta borsa, sarà pure falsa" passando per il classico "sono tutte rifatte, sembrano il canotto che usavo al mare quando ero piccola".

In questa occasione devo dire che ho sfoggiato anche la mia frase preferita: "ma quale chirurgo incompetente le ha fatto delle tette così grosse su un fisico così magro??? Sta malissimo!!!" (commento esclusivamente femminile che ovviamente non si è mai nemmeno avvicinato a meno di 5km da un cervello maschile). Va da sé che tutte queste profonde riflessioni nascondono (nemmeno troppo bene) un'invidia crescente che fa passare il tuo modo di approcciarti alla serata dal "che magre: non mangerò mai più nemmeno io'" al "tanto non sarò mai così figa tanto vale ingozzarsi di tartine!"

Ma torniamo al motivo dell’inserimento della suddetta festa nella caregoria troppo sfigata: i partecipanti!

“Eventi” di questo tipo si popolano di emeriti sconosciuti apparsi per più di 3 minuti (anche non consecutivi) in televisione e si trasformano subito in esercizi per la tua memoria fotografica al suon di “ dov'è che l’ho vista quella là? Televendita Monika sport?”. “Ma no, era seduta una sera a ristorante accanto alla fidanzata del portinaio di quel calciatore del Cervia: è stata ospite anche da Barbara D’Urso!!!” Ambhè, una star di Hollywood allora!

Che poi mi domando, cari organizzatori di queste feste, che credete che siamo tutti scemi e non lo sappiamo che quei quattro derelitti simil-famosi per venire si fanno pagare??? Che non lo so che se puoi convincere uno un pelino più conosciuto della cugina della velina a partecipare alla tua festa in cambio di un cellulare nokia da 80 euro (e parlo per esperienza personale), quelle sottospecie di modelle di Postalmarket le hai convinte con un Ticket Restaurant ?!?


Vedere Daniele Interrante che rilascia delle interviste (credo per il magazine dell’Esselunga) facendo il figo con in testa un panama alla rovescia (che lo faceva sembrare piu’ imbecile di quanto già non sia, se mai fosse possible…) sottobraccio alla sua ragazza avvolta nelle carte dei Ferrero Rocher mi ha fatto passare anche la voglia di usufruire dell’open bar e ho deciso di tornare a casa.

Sulla porta io e la mia amica ci concediamo l’ultima "osservazione partecipante" della serata:

Io: “ma perché quella ha un vestito elegante con delle scapre sportive?”

Erika: “mamma mia, non si può guardare! sarà una nuova moda?”

Io: ”macché, quella è troppo scema per abbinarsi i vestiti alle scarpe e troppo sfigata per avere uno stylist personale!”

A ppppposto, adesso possiamo tornare a casa e andare a dormire serene: anche stasera abbiamo dato il nostro contributo a rendere il mondo un posto migliore!

mercoledì 29 settembre 2010

Mamma mia, here I go again

Vi ricordate quando ammettevo pubblicamente di essere recidiva: rea di essere ripetutamente cascata nella tentazione colpevole della Moda? Bene, non è passato troppo tempo e ci sono cascata di nuovo!
Vostro onore confesso: mi sono macchiata ancora una volta di questo reato! Aspetto in silenzio la sentenza e accetterò senza batter ciglio la pena che mi verrà inflitta.

Ebbene sì, converrete tutti con me che ormai più che di recidiva qui si tratta di stupidità... ma che ci posso fare, in amore funziona così: c'è sempre una persona più debole che non riesce a liberarsi dal giogo della persona più forte.
In mia difesa posso solo addurre che anche questa volta è stata Lei a venire a cercarmi: maledetto diavolo tentatore, ti sei approfittata ancora una volta della mia debolezza! E così, di ritorno dalle vacanze, in preda alla saudade delle spiagge di Formentera e delle discoteche di Ibiza ho ceduto alle tue lusinghe accettando l'ennesima fregatura che stavi per rifilarmi, ritrovandomi per l'ennesima volta schiava consapevole e volontaria del perfido e ingrato fashion system.

Che colpa ne ho, io rispetto e apprezzo la mia postazione di lavoro attorno al tavolo della cucina, ma vuoi mettere una poltrona girevole in morbida pelle con la sedia di plastica dell'Ikea segretamente progettata e sponsorizzata dall'associazione medici ortopedici europei per farti venire la scoliosi?!?!? Per non parlare poi della divisa pigiama e pantofole vs bei vestiti e tacchi alti... (non ho mai fatto mistero della mia vena masochista).

Questa volta però è stato diverso e l'ape operaia ha tentato di alzare la testa per ribellarsi alla regina, ma mentre trovavo le parole (e il coraggio) per salvare quel poco che resta della mia dignità liberandomi dalla tua tirannia, qualcosa è successo.
Il progetto di cui facevo parte è fallito, la collaborazione con la mia responsabile è stata annullata, il mio contratto è stato interrotto: Dio esiste!
Non credo ci sia mai stata una persona così felice di essere stata licenziata: ho ringraziato e sono uscita a festeggiare!

Questo è davvero un segno del destino, non posso sottovalutarlo!!!
La mia ricerca dell'infelicità lavorativa adesso si indirizzerà solo ed esclusivamente in altre direzioni: il settore metallurgico come lo vedete?

Per onore di cronaca cito una conversazione intercorsa tra me e una mia amica all'indomani del suddetto lieto evento:
- "quindi se ricevi delle offerte nel settore della moda non accetti?"
- "assolutamente no! cioè credo, poi dipende dall'offerta..."

Lo so, vi sembrerà la "solita tarantella", l'ennesimo capitolo del nostro infinito tira e molla, ma non è così! Uomini e donne di poca fede, in me sta nascendo una nuova consapevolezza, un irrefrenabile desiderio di libertà: ho anche boicottatto tutti gli eventi della Milano fashion week!

Sono una persona concreta e so che è inutile illudersi, queste storie d'amore così travagliate non si chiudono certo dall'oggi al domani! C'è bisogno del tempo necessario a metabolizzare la perdita, raccogliere quel poco che resta del tuo orgoglio, custodire gelosamente i bei ricordi (tanto sono pochi, non occorre molto spazio), fare tesoro degli errori commessi, rialzarsi e andare avanti senza rimpianti.
Per il momento sono fiera dei progressi che sto facendo: ho cominciato a realizzare che il tuo, MaldettettaLaModa, non è amore ma pura e semplice crudeltà e sto cominciando a liberarmi dalle catene che mi costringono a restare nell'area soggetta alla tua sovranità: sarò finalmente una persona libera!!!!


Quando l'altro giorno in occasione di un colloquio mi è stato detto: "dal suo cv si deduce una propensione per il settore della moda", io ho prontamente negato ogni genere di coinvolgimento emotivo in questa relazione malsana rinnegando spudoratamente il nostro amore, ma dentro di me ero ben consapevole di quale fosse la verità e ho pensato: "dal mio cv si deduce solo una propensione per la disoccupazione!". Se non è una presa di coscienza questa...