Mi presento

Maledetta La Moda è un'espressione usata da mia madre quando ti vesti in modo stupidamente inadeguato (es. con i sandali a febbraio o con la pelliccia ad agosto) per amore del fashion. Ho traslato questa espressione su un altro piano per descrivere la situazione in cui mi trovo: stagista a Milano intrattengo una relazione di odio e amore con il mondo della moda mentre cerco di realizzare il mio sogno e diventare bellariccaestronza.

martedì 30 agosto 2011

Meglio un paio di zoccoli di legno che un amico del buon tempo

Dicesi amico del buon tempo una persona con la quale intrattieni uno stretto legame, ma rigorosamente a tempo determinato. Tipicamente gli amici del buon tempo si frequentano in situazioni ludiche in virtù del fatto che il loro rapporto è bastato sulla condivisione del divertimento.

Per usare una metafora “modaiola”, gli amici del buon tempo sono come i must di stagione: quando li compri ti sembrano l’acquisto della vita, ti chiedi come hai fatto a vivere senza e ti piacciono così tanto che li indosseresti tutti i giorni. Li usi così tanto che alla fine ti vengono a nausea e cominci ad indossarli sempre meno, finché non passano definitivamente di moda e finiscono negli angoli più remoti del tuo armadio.

L’unica differenza tra un capo alla moda e un amico del buon tempo è che un paio di zoccoli di legno anni ’70 puoi sempre sperare che torni di moda (alla peggio li indosserai ad una festa a tema), invece le persone quando passano puoi star certo che non torneranno mai più in voga.

Gli amici del buon tempo finiscono nei reciproci dimenticatoi e si trasformano in quei numeri in rubrica che non chiamerai mai più, quelle persone che incontri solo per caso e con cui non sai mai di cosa parlare; quei silenzi imbarazzanti che ti costringono ad appellarti ad un fantomatico appuntamento per sfuggire all'insostenibile peso della situazione.

Ho cambiato 3 volte città, ogni volta ho salutato i vecchi amici e sono partita da zero nella ricerca di nuovi. Certo, 3 volte sono poche per definirmi una giramondo, ma sono sufficienti per ritenermi discretamente esperta sull’argomento amicizia.

Nel mio girovagare ho avuto modo di intessere relazioni con molti amici del buon tempo; un mio grande limite, però, sta nel non essere capace, nonostante l’esperienza, di riconoscerli a prima vista.

La fine di un’amicizia del buon tempo mi rattrista sempre, mi colpevolizzo perchè non sono riuscita a far evolvere la relazione in un’amicizia vera, ma poi mi basta pensare agli “amici per sempre” per capire che non ne vale la pena.

Mi sono trasferita da pochi mesi a Valencia e il pensiero di essere dimenticata dai miei amici di Milano mi uccideva, poi è bastata una settimana di vacanza per capire che nonostante i 1.300 km di distanza ci sono persone con cui tutto è ancora come prima.

Sarà anche vero che, come sostengono alcuni, l’amicizia si vive nella quotidianità, ma la quotidianità è fatta anche e soprattutto di momenti inutili e non sono certo quelli che ci ricorderemo. Dei miei amici ricordo i momenti per noi più importanti, divertenti, noiosi o tristi che siano; degli amici del buon tempo, invece, mi resta solo l’amaro in bocca che cancella tutti i bei ricordi.

venerdì 1 luglio 2011

Maldita la moda

A quasi due mesi dal mio trasferimento a Valencia, mi sento ragionevolmente competente per affermare che la Spagna è il regno dei "maledetta la moda".
In un Paese che paradossalmente deve ringraziare Zara e tutto l'universo del pronto moda per aver portato un po' di "stile" nelle vite degli suoi cittadini, ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.
Diciamo che più che peccare di eccessivo fashion victimismo, qui si pecca di mancanza di buon senso (o forse addirittura di senso del pudore).

Va bene che anche quest'estate (ahimè) gli shorts sono un must, ma cara "ragazza" over 40 affetta da cellulite cronica, tu e i tuoi 180kg di peso netto non siete mica costretti dalla legge di Anna Wintour ad indossarli! Stai serena, nessuno ti metterà alla gogna se indossi qualcosa di più consono alla tua età e soprattutto al tuo fisico...

Tra tutti i luoghi pubblici, indubbiamente è la spiaggia il teatro preferito dagli spagnoli per sfoderare la loro abilità nello sfoggiare look improbabili e imponibili.
All'inizio, lo confesso, è stato consolate e confortante non essere costretta come al solito a sdraiarmi accanto ad una schiera di ragazze che farebbero sentire inadeguata anche Belen Rodriguez, ma a tutto c'è un limite! Te l'ha ordinato il dottore di prendere il sole in topless? Se così non fosse non vedo perchè devi obbligarmi ad assistere al triste spettacolo delle sconfitta delle tue tette vs la forza di gravità. C'è forse qualche real decreto che ti obbliga ad indossare un filo interdentale al posto degli slip? Altrimenti farei volentieri a meno della vista di schiere di lottatori di sumo arenati sul bagnasciuga.
E' in questi momenti che apprezzi la chirurgia plastica e speri che prima o poi indossare il burkini diventi di moda (sono da anni la più fervente sostenitrice di questa tendenza).

Ma quello che più mi ha sconvolta, è la scoperta che in Spagna tutte le donne indossano calze color carne! Sì, avete capito bene, LECALZECOLRCARNE! E non parlo di simpatiche nonnette che indossano calze a compressione graduata per problemi di circolazione, ma di rappresentanti del genere femminile di età compresa tra i 13 e i 50 anni, che indossano tale strumento di aberrazione della femminilità per scelta personale e purtroppo consapevole.
Ho provato a cercare una motivazione alla base di questo costume locale, ci ho messo tutta la mia buona volontà ad essere tollerante e open minded, ma no, mi dispiace, io non lo accetto!
Non solo non lo accetto, ma vorrei che tali comportamenti offensivi del genere femminile e della dignità umana fossero proibiti dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo e che fossero puniti con l'ergastolo!

mercoledì 8 giugno 2011

Storie valenciane di ordinaria follia

Dovendo descrivere la nostra iniziazione alla movida valenciana, la paragonerei ad un motore diesel: ci siamo introdotte nella night life un po’ in sordina (dove il termine notte è da intendersi, in senso molto lato, come uno spazio temporale che va dalle 7 di sera fino alle 10 del mattino dopo), per poi raggiungere prestazioni di altissimo livello lo scorso weekend.

A onor del vero, le premesse non erano delle migliori; venerdì sera siamo uscite un po’ per abitudine: che fai stai a casa? Mai, nemmeno con la peste bubbonica! Gli sviluppi della serata, però, hanno reso giustizia a questa ferrea regola che da sempre mi impongo (e antidemocraticamente impongo a tutti quelli che hanno la fortuna/sfortuna di conoscermi).

Quando sei in un posto nuovo si procede un po’ per tentativi e diciamo che, forse per la prima volta nella storia, ci abbiamo azzeccato al primo colpo. Il locale scelto non ha disatteso le nostre aspettative: la “fauna” era interessante, la musica si faceva ballare e il barista (futuro padre dei miei figli) ci ha fatto addirittura lo sconto: cosa vuoi di più dalla vita? Forse nemmeno un Lucano!

Tra un gin lemon e l’altro abbiamo avuto la fortuna di assistere all’arresto di un ragazzino da parte di un affascinante poliziotto che più figo non lo potevamo trovare nemmeno in un video dei Village People (con il valore aggiunto dell’eterosessualità che di questi tempi, si sa, è più un’eccezione che una regola).
Spenta la musica e accese le luci, siamo riuscite a conoscere gli unici non italiani nel raggio di 10 km: un gruppo di ragazzi from Cordoba in trasferta a Valencia per un matrimonio, al quale ovviamente prima di tornare a casa, eravamo già state invitate.

L’uscita di sabato è stata da guinness dei primati sia per durata che per intensità: la bellezza di 12 ore comprensive di pit stop a metà “serata” per cambio scarpe e vestiti.
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martedì 29 marzo 2011

Il lavoro tra legge del contrappasso e karma negativo

Ebbene sì, ho rinnegato la mia vocazione di diversamente occupata per vendermi al vile mondo del lavoro, ma non pensavo che il prezzo da pagare per questo tradimento sarebbe stato così alto!
Il mio lavoro mi piace così poco che mi ha fatto passare la voglia di scrivere e a tratti anche di vivere...o di far vivere qualcun'altro (che nello specifico sarebbe il mio capo).
Mentre riflettevo sull'argomento e cercavo lo spunto per superare il blocco dello pseudo scrittore (sempre di nascosto e senza dare troppo nell'occhio che se si accorgono che alzo la testa dal computer mi frustano) ho capito che il mio in realtà era un inconscio silenzio stampa di protesta!

Che ispirazione puoi trovare nel lavorare rinchiusa in un ripostiglio (nda: come punzione per aver fatto troppa comuella con le mie colleghe) quando l'unica distrazione possibile consiste nel rimirare l'infinito, che nel mio caso non incontra nessuna siepe, ma si infrange dopo 3 metri nel palazzo di fronte? Assolutamente nessuna, mi sembra ovvio, se poi aggiungi il fatto che lavori per una persona che se gli dici "bravo" ti risponde scocciata "certo che sono bravo!" a cui però devi spiegare la differenza tra capoluogo di regione e di provincia (e non faccio la baby sitter per un bambino di 3 anni, ma la schiava per un sedicente avvocato che di anni ne ha 32) direi che l'unica ispirazione che puoi trovare è a commettere un omicidio!

In queste situazioni, però, esplori nuove frontiere dell'animo umano e scopri il vero significato dei sentimenti, soprattutto dell'odio che, tanto per fare una citazione per niente colta, è pur sempre "un sentimento umano e duraturo". E così il mio pensiero si spinge lontano alla ricerca di risposte a quesiti esistenziali: "ma quale immondo peccato ho commesso per essermi ritrovata in questo girone infernale?".
Comincio così ad analizzare uno ad uno i peccati capitali, ovviamente con l'aiuto di google (rigorosamente con la navigazione in incognito che se mi controllano la cronolgia sono cazzi...) perchè come per i 7 nani te ne manca sempre uno.
Dunque, ricapitolando:
  1. lussuria ahimè direi proprio di no
  2. avarizia...no, dai, questo proprio no
  3. superbia, mmm....forse un po' sì
  4. ira...decisamente sì
  5. invidia a volte
  6. gola...ehm...evidentemente sì
  7. accidia...è proprio il mio!
Beh, 5 su 7 è proprio un bel risultato: complimenti!
Ecco spiegate le ragioni della punizione che sto espiando: sono la peggiore tra tutti i personaggi della Divina Commedia!
Continuando su questa scia, passo ad analizzare le teorie sul karma e giungo ad una altrettanto amara conclusione: nella vita precedente devo essere stata come minimo la presidentessa del "club dei cacciatori di cuccioli di foca secondo l'antico metodo delle bastonate" e adesso ne pago le conseguenze!